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La nuova educazione all’ambiente arriva dai social

La nuova educazione all’ambiente arriva dai social

Eventi e ricerche

Sono sempre più i “green influencer” che usano i social per promuovere la sostenibilità ambientale, raccontando nuove modalità di consumo, orientando gli acquisti per clienti più consapevoli.

È quanto ad esempio avvenuto con una foto che ritrae due elefanti che si sfiorano con le loro proboscidi, diventata una delle più condivise del 2020. Dietro quello scatto c’è però una storia di attivismo che affonda le radici in anni di battaglie. Uno dei due esemplari nell’immagine è Kaavan, noto come l’elefante più solo al mondo perché rinchiuso nello zoo di Islamabad da trentacinque anni in completa solitudine. Nell’anno che ci ha costretti all’isolamento per via dell’emergenza sanitaria, la liberazione di Kaavan è suonata quasi come una rivincita. In prima linea nell’operazione si è schierata Cher – che ha addirittura accompagnato l’elefante nel suo viaggio aereo dallo zoo del Pakistan al santuario cambogiano, dove ora vive insieme ad altri suoi simili – insieme all’imprenditore Eric Margolis e all’organizzazione animalista Four Paws, arrivando addirittura a pagare per il trasferimento.

Queste storie acquistano ancora più attenzione specie in questo momento, dove la pandemia mondiale ha fatto crescere la consapevolezza delle masse verso i temi ambientali, climatici e sociali. Il Financial Time ha addirittura parlato di “riscossa dell’oro verde”, con la sostenibilità diventata business per molte marche: carte di credito in plastica riciclata, scarpe biodegradabili, salviette riciclabili, preparati per dolci fatti con olio di palma sostenibile, detergenti in bottiglie riutilizzate. “I corridoi dei market londinesi raccontano la storia del boom verde in atto negli acquisti. In un settore estremamente competitivo, le credenziali eco-compatibili sono diventate la chiave per attirare l’attenzione di consumatori preoccupati per il futuro del pianeta”, hanno scritto Judith Evans e Camilla Hodgson.

Da uno studio elaborato dall’Osservatorio Alkemy-Il Sole 24 Ore ne è scaturita la classifica degli influencer legati alla sostenibilità che di fatto mostrano come fare la cosa giusta attraverso consumi quotidiani consapevoli; dalla ricerca emerge un profilo di influencer caratterizzati da sensibilità e professionalità differenti, ma tutti accomunati dall’obiettivo di difendere l’ambiente in cui viviamo. Si è tenuto conto soprattutto di profili più relazionali, escludendo le tradizionali metriche di tipo quantitativo o la notorietà televisiva. Nei primi dieci posti si va dal divulgatore scientifico alla blogger di moda sostenibile. Sul fronte dei canali si utilizzano soprattutto Instagram e YouTube, con un crescente interesse del tema anche su TikTok, elemento molto positivo considerata l’età media a cui si rivolge. Altro elemento interessante della ricerca sta nei rapporti tra questi green influencer e i grandi marchi, con cui i primi sono spesso in contatto (realtà ad esempio quali E.ON, Nivea, Coop, Sephora), spesso ponendo l’attenzione a come diventando più ecocompatibili agendo su materie prime e packaging.

“Oggi la comunicazione sui temi della sostenibilità non è più un lusso, è una necessità. Nessuna azienda pensa ormai di essere competitiva senza dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità. Ma lo si fa ancora in modo superficiale o tecnico. Oggi pochissimi consumatori si lasciano convincere da pubblicità green generiche», afferma Fabio Iraldo, professore ordinario di management alla Scuola Sant’Anna di Pisa e autore di “Oltre il Greenwashing” per Edizioni Ambiente, che prosegue evidenziando che i messaggi devono essere credibili, meglio se supportati da dati e certificazioni. Questo messaggio non è rivolto solo alle aziende, ma anche alle agenzie di marketing e comunicazione; è questo il caso di Edelman, società di consulenza in comunicazione e relazioni pubbliche, che insieme alla Scuola Sant’Anna, ha creato EPIC, acronimo di evocatività, prossimità, indicatori, coinvolgimento; “questi elementi vengono misurati tecnicamente per rendere la comunicazione scientificamente sostenibile, ma allo stesso tempo di impatto», come precisato da Davide Andrea Sicolo, senior vice president di Edelman.

Fonte: ilsole24ore.com


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