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La nuova plastica bio che nasce dal carciofo

La nuova plastica bio che nasce dal carciofo

I ricercatori del ITT di Genova – Istituto Italiano di Tecnologia – hanno messo a punto un nuovo tipo di bioplastica che nasce da scarti vegetali. Il progetto è stato presentato in anteprima alla fiera internazionale Fruit Logistica di Berlino: un imballaggio realizzato a partire dallo scarto dei carciofi, biodegradabile al 100% e testato secondo normative per il contatto con gli alimenti, che andrà a sostituire il tradizionale «alveolo» di plastica delle cassette per l’ortofrutta.

Frutta guasta, resti di verdura, pomodori avariati, bucce, semi, gambi. In tutte le piazze italiane dove si svolge il mercato settimanale, lo scenario è il medesimo:  una distesa di scarti organici che, quando va bene, finiscono nel compost, e quando va male a marcire in discarica.

Il nuovo progetto sviluppato in collaborazione con la Società Gestione Mercato di Genova (SGM) e l’Ascom Confcommercio, ha come obiettivo quello di creare una filiera totalmente circolare e a km zero in grado, da una parte, di sfruttare i rifiuti organici del commercio ambulante, e dall’altra, di abbattere il consumo di plastica non biodegradabile per gli imballaggi.

I processi allo studio dal ITT permettono di produrre bioplastiche indipendentemente dal tipo di vegetale utilizzato. La differenza fondamentale rispetto ad altri sistemi oggi in uso per la realizzazione di plastica a base organica, quindi non derivata dal petrolio, è che in questo caso vengono usati solo scarti. Secondo quanto riferito dai responsabili del progetto, la verrà novità sta anche nella possibilità di recuperare i rifiuti, senza andare in conflitto con la coltivazione per il consumo alimentare, come invece avviene, ad esempio, per i materiali derivati dall’amido di mais che richiedono colture dedicate.

Altro aspetto innovativo è l’idea di sviluppare una filiera completa a km zero, abbattendo così anche i costi di trasporto dei rifiuti. Si vuole infatti creare un sistema interno al mercato stesso, utilizzando un macchinario di ridotte dimensioni, facile da usare e da installare. La visione dei ricercatori dell’IIT si traduce così in un perfetto esempio di economia circolare, in cui lo scarto dell’ortofrutta, raccolto direttamente sul posto, viene trasformato in un prodotto da utilizzare nello stesso luogo d’origine, per poi essere biodegradato facilmente a fine vita.

Per ora il progetto pilota si realizzerà al mercato di Genova, ma il team sta già cercando finanziatori per esportarlo. Ma a Berlino, alla più grande fiera di logistica per il settore ortofrutticolo mondiale, il team IIT è andato proprio in cerca di finanziatori che investano per industrializzare il processo ed esportarlo.

Fonte: La Stampa


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