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Nella Circular Farm funghi e ortaggi si producono con i fondi di caffè

Nella Circular Farm funghi e ortaggi si producono con i fondi di caffè

Circular Farm è la prima fattoria che coltiva funghi in fondi di caffè senza l’utilizzo di terra, produce ortaggi nell’acqua insieme alle carpe, e usa gli scarti organici per riscaldare l’acqua e cibare i lombrichi.

L’idea nasce da un agronomo, Antonio di Giovanni, ideatore anche della start-up Funghi Espresso, che promuove la coltivazione domestica dei funghi con fondi di caffè in sacchetti verticali.

Il progetto pilota ha visto la collaborazione dell’università di Agraria di Firenze per poi essere esteso su larga scala con la creazione di una vera Urban Farm, grazie al supporto del Comune di Scandicci e della Coop il Giglio del Campo, che hanno supportato l’azienda nel recupero di un vivaio abbandonato.

La fattoria è diventata operativa in pochi mesi; un vecchio container è stato trasformato nell’ambiente perfetto in cui coltivare i funghi. 10 bar della zona garantiscono l’approvvigionamento di fondi di caffè che vengono ritirati con le cargo bike. Una volta depurati da possibili rimasugli, i fondi vengono inoculati nei sacchetti appesi verticalmente nel container e poi il buio e l’umido fanno il resto. Dopo circa un mese si ha la fruttificazione. Da 1,5 tonnellate di fondi di caffè vengono prodotti 300 kg di funghi secchi, poi venduti principalmente ai ristoranti vegetariani in quanto molto proteici.

Il processo di “recupero” dei fondi di caffè non finisce però qui. I molti chili di fondi di caffè usati per la coltivazione vengono messi in una compostiera; durante la fase di compostaggio spinto, all’interno del cumulo si sprigionano alte temperature (fino a 60° durante la fermentazione), calore che grazie a un tubo che attraversa il centro del cumulo, riscalda l’acqua utilizzata d’inverno per mantenere la giusta temperatura nell’ambiente dei funghi e per pastorizzare a 100° il substrato per la coltivazione della varietà di funghi Shitake.

Il compost ottenuto dalla fermentazione dei fondi caffè viene poi utilizzato come “cibo” per i  lombrichi che mangiando e digerendo il compost creano l’Humus di Lombrico. Grazie alla Lobricultura viene infatti arricchito il terriccio di sostanze organiche che viene quindi venduto quale fertilizzante ricco di sostanze nutritive.

Parte dei lombrichi allevati vengono utilizzati per nutrire le 10 carpe Koi, “cuore pulsante” della serra di 35 mq dove si producono insalate, pomodori e cavoli. Viene infatti utilizzato un sistema di coltivazione acquaponica, un sistema chiuso basato sulla circolazione dell’acqua che permette di fare allo stesso tempo coltivazione ittica e agricola on floating. Il tutto con un ridotto uso degli spazi e dei consumi idrici. Come spiegato dal suo ideatore, ad oggi vengono coltivate 400 piante e recuperato il 95% dell’acqua immessa. Tra gli obiettivi per i prossimi anni c’è non solo l’aumento dell’area coltivata, ma anche la vendita delle carpe per consumi alimentari.

Ultima ma non meno importante la mission educativa del progetto: “Lo scopo per noi è fare “AgricUltura”, divulgare questo modello economico a sempre più persone, e questo sistema altamente replicabile in qualsiasi contesto urbano ci permette di organizzare progetti educativi e corsi di formazione su come realizzarlo”. Infine al centro del vivaio “l’Agora” ospita gli eventi culturali con cui parlando di “agricoltura diffondiamo la cultura del cibo, della musica, dell’arte e delle relazioni”.

Fonte: lastampa.it

 


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