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L’economia circolare diventa Legge

L’economia circolare diventa Legge

Ambiente e salute

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n. 116 sancisce una tappa importante nel percorso di transizione verso leconomia circolare; il decreto recepisce un pacchetto di misure approvato dall’Ue nel giugno 2018 su rifiuti e imballaggi, e si fonda su quattro pilastri: pile e accumulatori, Raee, veicoli a fine vita, discariche.

Il decreto pubblicato va a modificare in maniera sostanziale la parte IV del decreto legislativo 152 del 2006 (c.d. Testo unico ambientale), e vengono introdotte importanti traguardi in materia ambientale:

  • raggiungere entro il 2025 il 55%di riciclo dei rifiuti urbani
  • già nel 2030per i soli imballaggi bisognerà aver raggiunto complessivamente il 70%.
  • entro il 2035 il tetto massimo di conferimenti in discarica dovrà essere del 10%
  • a partire dal 2023 la raccolta differenziata dei rifiuti organici diventerà obbligatoria.

Cambiano molte delle definizioni, a partire da quella di rifiuto urbano, di deposito temporaneo, la classificazione, i criteri di ammissibilità in discarica dei rifiuti. Cambia anche il ruolo dei produttori di beni di consumo, con un rafforzamento dell’istituto della responsabilità estesa.

Sostanziosa revisione alla disciplina sulla tracciabilità dei rifiuti con lintroduzione del nuovo sistema RenTri, che verrà poi integrato dal Registro Elettronico Nazionale istituito a seguito dell’abolizione del Sistri, e che sarà gestito dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

Novità anche sul fronte dei rifiuti urbani. Cambiano le logiche di finanziamento delle raccolte differenziate che nel caso degli imballaggi impone ai consorzi afferenti al Conai di coprire il 100% dei costi efficienti di gestione entro il 2024.

In materia di impianti il nuovo decreto demanda al Ministero dell’Ambiente, con il supporto tecnico di Ispra, la definizione di un Programma nazionale di gestione dei rifiuti che fissa i macro obiettivi, fissa i criteri e le linee strategiche cui le Regioni e Province autonome si dovranno attenere nell’elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti. Il programma dovrà contenere anche la ricognizione impiantistica nazionale, indicando il fabbisogno di recupero e smaltimento da soddisfare, comportando di fatto un ridimensionamento della potestà degli enti locali.

Fonte: riciclanews.it


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