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Il riciclo cresce in Italia del 42% in 10 anni, ma il tasso di circolarità diminuisce

Il riciclo cresce in Italia del 42% in 10 anni, ma il tasso di circolarità diminuisce

Eventi e ricerche

Nel corso degli ultimi dieci anni la produzione di rifiuti in Italia è cresciuta del 6% (da 155 a 164 milioni di tonnellate all’anno). E’ una delle numerose informazioni raccolte nel rapporto L’Italia del riciclo 2019 – realizzato da Fise Unicircular insieme alla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Nel documento emerge anche qual è la strada da seguire: quella del recupero.

Nell’ultimo decennio l’avvio a riciclo è infatti cresciuto 7 volte più velocemente della produzione di rifiuti (+42%), passando da 76 a 108 milioni di tonnellate l’anno. I tassi di riciclo delle singole filiere dei rifiuti d’imballaggio hanno raggiunto livelli di avanguardia: carta (81% e terzo posto in Europa), vetro (76% e terzo posto), plastica (45% e terzo posto), legno (63%, secondo posto), alluminio (80%), acciaio (79%), superando in diversi casi gli obiettivi europei previsti per il 2025

Progressi si registrano anche sul fronte della raccolta dell’organico: da 3,3 milioni di tonnellate nel 2008 a oltre 6,6 nel 2017.

Per raggiungere gli obiettivi europei sarà però necessario strutturare il settore sull’intero territorio nazionale garantendo lo sviluppo di un’adeguata rete impiantistica.

Fermarsi a questi numeri fornirebbe però solo una visione parziale dell’economia circolare nazionale: se nel 2018 80,6% dei rifiuti di imballaggio è stato avviato a recupero, questi rifiuti rappresentano però solo una piccola percentuale delle 164 milioni di tonnellate prodotte.

Rimangono delle criticità da affrontare: «occorre abituarsi a considerare – si legge nel report – non solo il tasso di riciclo di un certo prodotto che diventa rifiuto, ma anche del contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materiali», ovvero il tasso di circolarità.

Da questo punto di vista l’Ue (dati 2016) è ferma all’11,7% appena, e l’Italia non fa molto meglio con il 17,1%, in quinta posizione in Europa, diminuito da 18,5 nel 2014 al 17,1% nel 2016. La riduzione del tasso di circolarità si spiega col fatto che materie prime provenienti dal riciclo hanno sostituito, in parte non corrispondente e inferiore alle quantità riciclate, materie prime vergini impiegate nella realizzazione dei prodotti.

La resa media delle attività di riciclo – calcolabile come rapporto tra la quantità di materiali secondari in output e quella di rifiuti in input – oggi si attesta al 67%, come informa il rapporto. Il valore di resa più alto supera il 90% e riguarda la carta. Per vetro, plastica e legno la resa media si aggira tra il 75% e l’80%, per la gomma raggiunge quasi il 65% mentre il valore minimo si registra per l’organico che sfiora il 30%, conseguentemente alle peculiarità chimico-fisiche della matrice».

Se l’Italia crede nello sviluppo dell’economia circolare deve dunque dimostrarlo concretamente non solo avviando a riciclo un sempre maggior numero di rifiuti, ma garantendo alle materie prime seconde lo spazio di mercato che meritano e al contempo prendendo in carico la gestione dei crescenti scarti provenienti dal riciclo oltre a quelli legati alle frazioni non riciclabili. Il contrario di quanto sta succedendo finora, testimoniano una forte carenza di impianti in grado di gestire in sicurezza i rifiuti che produciamo.

Come commentato da Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular «Il nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare contiene ambiziosi target di riciclo. Perché si raggiungano va affrontato il tema dell’eco-progettazione, deve essere certa la cessazione della qualifica di rifiuto dopo adeguato trattamento (End of Waste), va assicurato maggiore sbocco ai materiali recuperati attraverso un pacchetto di misure finalizzate a promuovere lo sviluppo dei mercati del riutilizzo e dei prodotti realizzati con materiali riciclati: maggiori costi per lo smaltimento in discarica dei rifiuti indifferenziati (salvaguardando la possibilità di smaltire gli scarti delle attività di riciclo), estensione dell’uso di materiali riciclati negli appalti pubblici, agevolazioni fiscali per l’uso di materiali e prodotti riciclati, sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica per il riciclo, eliminazione graduale delle sovvenzioni in contrasto con la gerarchia dei rifiuti».

Fonte: Greenreport


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