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Recepito dal Governo Italiano il pacchetto Ue sull’economia circolare

Recepito dal Governo Italiano il pacchetto Ue sull’economia circolare

Ambiente e salute

Il Consiglio dei Ministri riunitosi il 7 agosto scorso ha approvato definitivamente quattro decreti legislativi di recepimento di altrettante direttive europee (il c.d. “pacchetto normativo sull’economia circolare” che ha ottenuto il via libera dell’Ue nel 2018):

  • attuazione dell’articolo 1 della direttiva (UE) 2018/849, che modifica la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso
  • attuazione degli articoli 2 e 3 della direttiva (UE) 2018/849, che modificano le direttive 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
  • attuazione della direttiva (UE) 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE, relativa alle discariche di rifiuti
  • attuazione della direttiva (UE) 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, e della direttiva (UE) 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

In particolare i decreti relative alle discariche e agli imballaggi e rifiuti di imballaggio saranno quelli destinati ad avere maggiori effetti sulla vita dei cittadini e delle imprese

L’attuazione della direttiva 2018/850, ad esempio, prevede la progressiva riduzione del ricorso alla discarica, fino a raggiungere lobiettivo di un conferimento non superiore al 10% dei rifiuti urbani al 2035, nuovi e uniformi metodi di calcolo per misurare il raggiungimento degli obiettivi, nonché il divieto di collocare in discarica rifiuti provenienti da raccolta differenziata e destinati al riciclaggio o alla preparazione per il riutilizzo, o comunque (a partire dal 2030) idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo.

Molte le novità in cantiere anche per quanto riguarda le modifiche alla direttiva rifiuti e quella relativa in particolare agli imballaggi; oltre a specifici obiettivi di avvio a riciclo individuati per i prossimi 15 anni, le direttive Ue impongono una riforma del sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr); ad esempio, si «semplificano le procedure per l’istituzione di nuovi sistemi di Epr e si lascia spazio alla concorrenza tra i diversi operatori. Si assoggetta, inoltre, al regime di responsabilità estesa del produttore qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti». Al contempo si «istituisce un “Registro nazionale dei produttori” per consentire il controllo del rispetto degli obblighi in materia di responsabilità estesa del produttore» e soprattutto si «stabilisce che i produttori corrispondono un contributo finanziario che consenta di coprire i costi della raccolta differenziata». Ad oggi i maggiori oneri della raccolta differenziata ammontano a circa 2 miliardi di euro l’anno, mentre nel corso del 2019 Conai ha trasferito ai Comuni 648 milioni di euro. Secondo l’indagine condotta dall’AgCom nel 2016 l’apporto era ancora minore, affermando che “il finanziamento da parte dei produttori (attraverso il sistema Conai) dei costi della raccolta differenziata non supera il 20% del totale, laddove invece, dovrebbe essere per intero a loro carico”.

Il recepimento delle direttive Ue sull’economia circolare porta con sé obiettivi sfidanti e importanti per un Paese come l’Italia a vocazione manifatturiera ma storicamente carente di risorse naturali; 500 milioni di tonnellate di materie prime l’anno (circa il 65%) vengono importate dall’estero, mentre la produzione di rifiuti è di oltre 170 milioni di tonnellate l’anno, con un tasso di circolarità più alto della media Ue (17,1%).

Va però segnalato che le direttive Ue appena recepite si incentrano però sui rifiuti urbani, che costituiscono neanche il 20% di tutti quelli che produciamo.

Altro importante fattore su cui investire è la dotazione impiantistica e la sua distribuzione sul territorio, secondo logiche di sostenibilità e di prossimità. L’Ispra, ha evidenziato come negli anni i rifiuti urbani siano in crescita, mentre gli impianti per gestirli calano, esponendo l’igiene urbana a un continuo rischio di crisi.

Un’occasione di una svolta arriva con il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti previsto nel Testo unico ambientale dal recepimento delle direttive Ue, per individuare in modo omogeneo i fabbisogni impiantistici a livello territoriale. Una prima stima degli investimenti necessari stilata congiuntamente dalle principali associazioni d’impresa e sindacati attivi nell’economia circolare prevede che per rispettare i target delle nuove direttive Ue al 2035 sono necessari almeno 10 miliardi di euro. Non un costo, ma investimenti per una migliore qualità di vita, ambientale per un’accresciuta competitività economica del sistema-Paese: già nel 2025 i benefici attesi per l’Italia in termini risparmio di materie prime valgono 12 miliardi di euro.

Fonte: greenreport.it


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